Questo non è un paese per ciclisti
In Italia si pedala poco, ma si fanno tanti incidenti. Tutti i motivi per cui il nostro non è ancora un paese adatto alle biciclette.
Perché in Italia si muore in bicicletta
È una questione anche di cultura. Sono ancora troppi (quasi tutti) i ciclisti che non ritengono necessario l’utilizzo del casco per andare in bicicletta. Troppo pochi i ciclisti che non utilizzano un’adeguata illuminazione e non indossano giubbini catarifrangenti durante le ore notturne. Il rischio è alto soprattutto nelle strade provinciali, dove la velocità – sia di ciclisti che di automobilisti – è maggiore, sono numerosi i punti con scarsa visibilità e l’illuminazione è minore.
Per diminuire il rischio di incidenti, le associazioni di categoria hanno chiesto che fosse imposta la distanza minima di un metro e mezzo per superare una bicicletta a bordo di un’auto. E la norma è stata inserita nel nuovo Codice Stradale. Si era anche chiesto di limitare la velocità massima consentita alle automobili, e anche questo sta avvenendo nella maggior parte dei Comuni – vedi le cosiddette città a 30 km/h. Eppure non basta.
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