Il doppio gioco della UE sui dazi: l’accusa di rubare informazioni alla Cina
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Pechino accusa Bruxelles di aver raccolto informazioni non inerenti la sua indagine per i dazi: ora minaccia di introdurre a sua volta dazi al 25% sulle auto tradizionali di grossa cilindrata importate dal Vecchio Continente (che lo scorso anno valevano 18 miliardi di dollari).
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Si continua a parlare del rialzo fino a un ulteriore 38,1% massimo dei dazi all’import di veicoli elettrici made in China che l’Ue ha ufficializzato poche settimane fa. In questo caso però, a riportarlo è Reuters, è Pechino ad accusare l’Ue di comportamenti scorretti: Bruxelles avrebbe raccolto una quantità senza precedenti di informazioni dettagliate sulle catene di approvvigionamento delle case automobilistiche cinesi durante la sua indagine, molte più di quelle necessarie. A denunciarlo, in una nota la scorsa settimana, il ministero del Commercio cinese.
La risposta della Cina non ha tardato, il Paese infatti ha già avviato contro-indagini su carne di maiale e prodotti derivati in arrivo dall’Unione europea e ci sarebbe la possibilità di introdurre dazi al 25% sulle auto tradizionali di grossa cilindrata importate dal Vecchio Continente, che nel 2023 valevano 18 miliardi di dollari.
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L’Unione Europea sta rubando informazioni alla Cina?
“Il tipo, la portata e la quantità di informazioni raccolte dalla parte europea non hanno precedenti e vanno ben oltre quanto richiesto per un’indagine sui dazi compensativi” ha spiegato He Yadong, portavoce del ministero del Commercio.
La Commissione, ha spiegato, avrebbe obbligato le case automobilistiche cinesi di fornire informazioni riguardanti l’approvvigionamento di materie prime per batterie, componenti di produzione (e quindi dati e segreti industriali), prezzi e sviluppo dei canali di vendita, ha detto il portavoce.
Il problema sarebbe anche nella decisione, presa dalla Ue, di penalizzare maggiormente le Case auto che non avrebbero “collaborato pienamente” all’indagine e tra queste ci sarebbe ad esempio SAIC. Secondo He Yadong queste accuse sarebbero del tutto infondate. Mercoledì anche i media statali (CCTV) hanno pubblicato un articolo in cui si suggerisce che Bruxelles abbia cercato di spiare le case automobilistiche cinesi, date le “molte richieste irragionevoli avanzate durante questa inchiesta“.
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(By © European Union, 2024, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=133531463)
Corsa contro il tempo per evitare la guerra commerciale
Inizialmente la Cina avrebbe “minacciato” contro-investigazioni sulla Ue, ma all’inizio della settimana – a sole due settimane dall’entrata in vigore dei dazi —, il ministro del Commercio Wang Wentao “ha tenuto un incontro video su richiesta con il vicepresidente esecutivo della Commissione europea e Commissario al Commercio Valdis Dombrovskis. Le due parti hanno concordato di avviare consultazioni sull’indagine antisovvenzioni dell’Ue sui veicoli elettrici importati dalla Cina“, ha riferito il ministero cinese in una nota che non chiarisce ulteriori dettagli.
Pechino quindi sarebbe “pronta al dialogo e alle consultazioni sui veicoli elettrici se l’Ue è disposta a sedersi al tavolo dei negoziati con sincerità“. Quello che si vorrebbe evitare è una l’escalation degli attriti commerciali.
La Cina, inoltre, “spera che la Germania svolga un ruolo positivo, spingendo la parte europea ad incontrare la Cina a metà strada”, ha aggiunto Wang, mettendo in guardia che “se la parte europea continua con ostinazione a seguire la strada sbagliata, la Cina adotterà le misure necessarie, incluso il ricorso nell’ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie del Wto, per difendere fermamente i suoi legittimi diritti e interessi”.
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