Le emissioni Ue diminuiscono, ma non abbastanza
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I progressi sono troppo lenti e tra i settori peggiori c'è proprio il trasporto su strada, che ha tagliato solo lo -0,5%.
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Eventi metereologici straordinari ormai all’ordine del giorno, ondate di calore e temporali tropicali, incendi e inondazioni: gli effetti sul quotidiano dell’innalzamento delle temperature (secondo il programma europeo Copernicus a marzo 2024 l’aumento delle temperature è stato di 1,27°C rispetto al periodo pre-industriale, secondo gli accordi di Parigi avremmo dovuto diminuire) sono sotto gli occhi di tutti, meno evidenti lo sono quelli economici. Secondo lo stesso studio Ue, le perdite economiche collegate ad eventi meteorologici e climatici nel Vecchio Continente lo scorso anno si sono attestate intorno ai 13,4 miliardi di euro.
Un trend simile potrebbe ben presto portarci ad un innalzamento ulteriore (+1,5°C, il tetto fissato dall’Accordo di Parigi) entro l’estate 2033. Le ripercussioni economiche (e non solo) sarebbero ancora più estreme.
Le perdite economiche del cambiamento climatico
Swiss Re ha calcolato che per il nostro Paese le perdite economiche 0,11% del Pil, a causa dei pericoli meteorologici, e dello 0,08% solo per le alluvioni. Negli ultimi 4 anni in Italia abbiamo registrato 81 danni da siccità prolungata (in Lombardia principalmente, 15 casi, poi Piemonte (14) e Sicilia (9), seguite da Sardegna, Emilia-Romagna e Trentino Alto-Adige, tutte a 6).
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Le emissioni non sono calate abbastanza: i trasporti al centro
Un altro monitoraggio, quello firmato da Legambiente nel suo Osservatorio Città Clima, vengono messe in luce le politiche europee per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050 (tra queste energie rinnovabili, efficientamento energetico, elettrificazione dei trasporti),
Tra i Big emitters, ovvero le regioni/nazioni che più inquinano ci sono Cina, Usa e India, ma anche la stessa Unione Europea (lo segnala Italy for Climate). Questi 4 “grandi produttori” sono responsabili di oltre metà delle emissioni globali e una loro reale conversione sarebbe in grado di modificare in modo sostanziale gli equilibri climatici.
Quindi l’Europa sta lavorando bene? Più o meno.
È vero, le emissioni nel quarto trimestre 2023 sono calate del 4% (Eurostat) e solo lItalia avrebbe provveduto ad un taglio del 6% nel 2023 sull’anno precedente (ISPRA). Ma, c’è un ma: il 2022, a causa della guerra tra Russia e Ucraina e del calo di produzione dell’energia idroelettrica a causa della siccità (ne abbiamo parlato sopra, 81 casi che hanno provocato danni ingenti), fu caratterizzato dall’utilizzo di centrali a carbone.
Il 2023 quindi ha visto un miglioramento, ma questo è stato “drogato” dalle pessime performance del 2022. La realtà è che i progressi sono troppo lenti e tra i settori peggiori c’è proprio il trasporto su strada, che ha tagliato solo lo -0,5%. Negli ultimi 3 anni 2021 abbiamo prodotto 20 milioni di tonnellate di CO2 in più rispetto a quelle consentite dall’Effort Sharing Regulation.
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